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In questi giorni ricorre il quinto anniversario della entrata in vigore della legge che vieta il fumo nei locali pubblici. Mai legge fu più odiata dai fumatori, salvo poi apprezzarne l’impianto generale a distanza di poco tempo.
Correva l’anno 2005, l’allora ministro della salute Sirchia portò avanti una lunga battaglia che diede la luce alla legge anti fumo, contro la quale, almeno all’inizio, ci fu la solita cagnara del “no, no, no” portata avanti da esercenti e politici del no a prescindere.
Leggo oggi sul Corriere della sera on line di una intervista all’ormai ex ministro Sirchia in cui lo stesso ripercorre simpatici momenti legati alla entrata in vigore di quella legge. Leggo anche di sue affermazioni circa un comportamento politico in certe sentenze che lo riguardano, ma va beh… è un’altra storia.
I miei ricordi di fumatore (all’epoca fumavo circa 25 sigarette al giorno) mi portano a pensare al freddo che si pativa all’esterno dei locali pur di fumare una sigaretta.
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Ricordo il proliferare dei funghi riscaldanti, dei quali non mi sono mai fidato troppo. Una bombola di gas metano, con un tubo di gomma che portava il gas stesso a mezzo metro sopra la testa, con lo scopo di produrre un piccolissimo quantitativo di calore di cui godeva il solo fortunato ad essere esattamente perpendicolare alla cappella del fungo stesso. Roba da matti!
Ricordo che non ero contrario alla legge di per se, mi davano più fastidio i commenti degli esercenti che, secondo loro, si sarebbero dovuti comportare come poliziotti. Cosa che non avvenne mai, almeno che io ricordi. La civiltà del popolo italiano si dimostrò superiore ad ogni forma di presunta maleducazione. Poi ci saranno casi in cui non è così, ma io parlo di quello che ho visto e vissuto con i miei occhi.
Una grande legge, un bravo ministro che ha dichiarato, parole sue, <<a me del consenso non è mai importato un bel nulla>>.
Chapeau.
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